Storia e mappa del Foro Romano
Il Foro era il cuore pulsante di Roma, la piazza principale della città dove cittadini, di ogni ceto sociale, si incontravano per scambiare opinioni, fare affari, comprare nei mercati e ristorarsi davanti ad un piatto prelibato e un bicchiere di buon vino.
Una folla enorme vi si accalcava ogni giorno. Camminando per il Foro si incrociavano ricchi mercanti che indossavano vesti e sandali preziosi o ancelle a piedi nudi che portavano ceste colme di prodotti; nobili romani sopra lettighe portate dagli schiavi o commercianti che urlavano a gran voce per attirare i clienti.
Si veniva investiti dai colori, dai profumi delle mercanzie esposte, dai mille volti diversi di gente che proveniva da tutte le parti del mondo allora conosciuto, Roma infatti era una città cosmopolita, popolata da africani, europei, medio-orientali.
Lungo le sue vie si poteva passare da un estremo all’altro, dai sorrisi delle donne romane alle prostitute agli angoli delle strade, dal profumo degli incensi nei templi agli odori acri dei cibi in cottura, dall’oro dei monumenti ai vagabondi ai lati delle strade.
Il Foro era anche un posto per tenersi informati sulla vita della città. C’erano oratori nei comizi che spiegavano una nuova legge appena promulgata, gruppi di amici che commentavano a gran voce gli ultimi giochi dei gladiatori, oppure un soldato che raccontava di una recente campagna militare e delle gesta gloriose dell’esercito di Roma. Era un po’ come un notiziario, con lo sport, la politica e la cronaca della città.
Qui si incontravano anche i “thermopòlia” che potrebbero essere definiti come i fast-food dell’epoca romana. Anche qui, infatti, il menù era rappresentato sulle pareti dietro il bancone con i disegni delle pietanze. Si poteva scegliere tra legumi, uova, formaggi e un bicchiere di vino rosso mischiato al miele.
I pasti venivano consumati in piedi o su dei tavolacci con panche di legno. Proprio come i fast-food erano dei ristoranti dove si potevano consumare dei pasti rapidi, adatti a tutti coloro che avevano poco tempo per mangiare, travolti dalla fretta e dai ritmi della vita “moderna”!
Tutto questo era il Foro Romano; eppure il nome “Forum” deriva da un termine latino che sta a indicare “al di fuori”. Questa zona in origine era una valle paludosa dove gli abitanti dei villaggi primitivi dei sette Colli, seppellivano i propri morti, e quando Romolo fondò la città la escluse tenendola fuori dalle mura cittadine. Non sarebbe stato di nessuna utilità, infatti, avere all’interno della città una zona umida, coperta da boschi fitti e difficile da difendere.
La valle però, era un luogo di confine e veniva usata spesso dai Romani che si incontravano qui con con le popolazioni vicine per fare affari e commerciare, tanto che nel VII secolo a.C. si decise di bonificare la zona realizzando una delle più antiche e imponenti reti fognarie: la Cloaca Maxima. Questa raccoglieva l’acqua stagnante e la scaricava nel vicino Tevere. Un’opera talmente rivoluzionaria e funzionale che è ancora in uso ai giorni nostri!
Il termine cloaca, oggi ha un’accezione negativa, in realtà deriva dal latino clùere che significa “purificare”. Fu proprio grazie alla fogna, infatti, che la valle, “purificata” si trasformò col tempo nella piazza più importante dell’antica Roma.
Tutta l’area venne pavimentata e con la Repubblica e l’inizio dell’ascesa di Roma, l’area del Foro diventò il centro politico, sede di tutte le istituzioni, di quella che sarebbe diventata la città più potente del Mediterraneo.
Nell’età imperiale la potenza di Roma fu inarrestabile, il Foro si arricchì di edifici maestosi e imponenti, rivestiti di marmi pregiati, di mosaici e di statue! Tutti innalzati per la gloria degli dèi e degli Imperatori.
Divenne il luogo più frequentato e un simbolo di grandezza dell’Impero. Basti pensare che Roma al tempo aveva più di un milione di abitanti, su tutto il pianeta non si era mai vista una città così grande.
Con il declino dell’Impero Romano, lo splendore si spense lentamente. Il Foro cadde in disuso e fu vittima di un lento disfacimento. I marmi preziosissimi che avevano fatto la bellezza di Roma, divennero anche la sua condanna: gran parte dei monumenti divennero preda di papi e nobili che riutilizzarono marmi e statue.
Costruire i loro palazzi servendosi delle antiche vestigia dell’Impero era un modo per sfoggiare ricchezza e potere e inoltre si risparmiava sui materiali!
Alcuni edifici più fortunati continuarono a vivere, ma con funzioni diverse: molti furono inglobati in costruzioni difensive, come si usava al tempo. Altri sfuggirono alle ruberie dei papi e si salvarono solo perché furono trasformati in chiese. Altri ancora riuscirono a conservarsi perché sepolti dai numerosi strati di terreno che si depositarono nei secoli su ciò che restava del Foro.
Fu così che il cuore dell’Impero Romano diventò un grande prato ribattezzato “Campo Vaccino” proprio perché usato per il pascolo delle vacche da latte.
Solo alla fine del 1800 iniziarono gli scavi, che proseguono ancora, per riportare alla luce quanto rimane di quell’immenso splendore.
Il Foro oggi però non è esattamente come lo vedevano gli antichi romani. Non bisogna credere che tutti i monumenti riportati alla luce esistessero contemporaneamente: basti pensare che la Regia, il primo palazzo reale di Roma, al centro del foro, risale al VII secolo a.C., mentre la Basilica di Massenzio fu completata oltre 1000 anni più tardi!
Ciò che ci appare oggi è il risultato della sovrapposizione di numerosi edifici che si sono succeduti nel corso dei secoli e che raccontano come un libro di storia l’evoluzione di un luogo di tale importanza e bellezza.