Poco lontano dal Circo Massimo e dal Colosseo, alle pendici dell'Aventino, le Terme di Caracalla sono uno dei più immensi e suggestivi edifici monumentali dell'antica Roma.
Le terme (il cui nome deriva dal greco thèrmai, che vuol dire “sorgenti calde”) erano i grandi complessi dei bagni pubblici cittadini e rappresentavano uno dei principali svaghi dell'antica Roma. Qui ci si incontrava, si discuteva, ci si rilassava. Le terme non erano solo un edificio per il bagno, lo sport e la cura del corpo, ma anche un luogo per il passeggio e lo studio.
Come suggerisce il nome, fu l’imperatore Caracalla a costruirle nel III secolo d.C. nella parte meridionale della città. Per portare l’acqua nel grandioso edificio fu realizzato un ramo speciale dell’acquedotto dell’Acqua Marcia che prese il nome di Acqua Antoniniana, dalla famiglia dell’imperatore. L’immensa mole di lavoro fu portata avanti in soli 5 anni grazie all’impiego di sofisticate tecnologie e di centinaia di schiavi.
L’autore latino Polemio Silvio citava le terme di Caracalla come una delle sette meraviglie di Roma, famose per la ricchezza della loro decorazione e delle opere che le abbellivano. Era in questi grandiosi complessi che si realizzavano le opere più ardite dell'architettura romana: volte enormi, archi e aperture giganteschi, in un insieme spettacolare dalle proporzioni davvero incredibili. Potevano ospitare fino a 1600 persone e le strutture superstiti impressionano ancora oggi, anche se l’elemento fondamentale, l’acqua, oggi non c’è più.
Nonostante fossero così grandiose, le terme erano destinate in realtà a un uso di massa per gli abitanti dei quartieri popolari vicini. Gli imperatori che volevano conquistare l’approvazione del popolo, fornivano alla popolazione sia gli edifici per il divertimento, che quelli per la cura del corpo e per lo svago, come le terme. Qui l’ingresso era gratuito e vi si poteva accedere a qualsiasi ora del giorno.
La struttura di questo gigantesco complesso, era composta da un grande edificio centrale, e lo spazio compreso tra questo e il recinto era occupato da aree verdi, con le sale più importanti al centro e le altre disposte simmetricamente. Una passeggiata sopraelevata e probabilmente porticata seguiva il recinto sul lato interno. Come negli altri edifici termali imperiali, si accedeva all’edificio da quattro porte che immettevano in uno dei due ambienti a fianco della grande piscina, forse uno spogliatoio.
Sia i passaggi che le vastissime sale centrali erano coperti da enormi e possenti volte. Due file di enormi finestre ricevevano la luce del sole dal mattino fino al tramonto. Le volte al di sopra delle piscine, erano decorate con tessere di vetro colorato che grazie alla luce che entrava dalle finestre e soprattutto col riflesso dell’acqua, assumevano un aspetto scintillante e cangiante, che creava un’atmosfera particolarmente suggestiva.
Il percorso del bagno, molto simile a quello delle spa dei giorni nostri, iniziava dalla palestra con vari esercizi sportivi che potevano svolgersi sia all'aperto che al riparo, poi c’era il laconicum, il bagno turco. Subito dopo si accedeva al calidarium con l’acqua calda, al tepidarium, che aveva acqua tiepida e al frigidarium, una vasca d’acqua fredda. La struttura del calidarium era sporgente e orientata in modo da sfruttare al meglio l’esposizione solare.
Il frigidarium, più grande e riccamente decorato, costituiva la tappa finale del percorso che poteva essere compiuto su ciascuno dei due lati, assolutamente simmetrici. Il bagno terminava nella natatio, la grande piscina.
Non mancavano però gli effetti collaterali: i continui sbalzi di temperatura a cui erano sottoposti i frequentatori delle terme, passando dall'acqua calda all'acqua fredda in rapida successione, potevano generare patologie delle orecchie e del naso, tipiche ancora oggi nei nuotatori, che potevano portare alla sordità o a una deviazione del setto nasale. Lo testimonia lo studio di crani appartenuti ad antichi romani, in cui sono state riscontrate queste malformazioni.
Le vasche erano alimentate da enormi cisterne, che potevano contenere fino a 80.000 litri! d’acqua! Per riscaldarla, nei sotterranei erano in funzione enormi forni che diffondevano aria calda nelle intercapedini sotto il pavimento sospeso. Venivano alimentati da enormi quantità di legna e non a caso i Romani erano tristemente noti per aver disboscato enormi aree verdi!
Nel sottosuolo si trovavano le stanze di servizio che permettevano di gestire il complesso termale lontano dagli occhi dei frequentatori. L’intricato complesso di ambienti sotterranei, attualmente non visitabile, è uno spettacolo eccezionale: i grandissimi forni, alti più di tre metri, che servivano al riscaldamento dell’acqua e le immense strutture, si sono perfettamente conservate in un suggestivo labirinto sotterraneo. Proprio qui venne installato un mitreo, il santuario dedicato al dio Mitra, il più grande ritrovato a Roma, al quale si accede dall'esterno del recinto delle terme.
Nel corso della loro vita, le terme furono restaurate più volte finché cessarono per sempre di funzionare nel 537, quando Vitige, re degli Ostrogoti, durante l’assedio di Roma, tagliò gli acquedotti che le alimentavano.
Le Terme di Caracalla sono uno dei rari casi in cui è possibile ricostruire, sia pure in parte, la decorazione originaria. Le fonti scritte parlano di enormi colonne di marmo, pavimentazione in marmi colorati orientali, mosaici di pasta di vetro e marmi alle pareti, stucchi dipinti e centinaia di statue colossali, sia nelle nicchie delle pareti degli ambienti, sia nelle sale più importanti e nei giardini.
Gli scavi effettuati nel Cinquecento riportarono alla luce le due grandi vasche di granito, che oggi si trovano in piazza Farnese, oltre a numerose altre opere d'arte tra cui il Toro e l'Ercole Farnese, conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e il mosaico con atleti che si trova ai Musei Vaticani. Anche la Colonna della Giustizia, che si trova a Firenze, proviene dalla natatio delle terme di Caracalla!
L’unico ambiente che dagli scavi non è ancora emerso e che resta quasi un mistero sono i bagni (che invece sono ben visibili in altri edifici termali). Il fatto che non siano stati trovati, non indica però che per i Romani fosse difficile trovare la “toilet”: come per gli Italiani è ovvio che per poter usare un bagno basta entrare in un bar e chiedere un caffè, per i Romani era evidente che questo si trovava dove una folla di servi aspettava fuori, tenendo gli abiti dei padroni!
Nonostante la considerazione che abbiamo oggi delle “toilets”, all’epoca dei Romani erano uno dei passaggi più importanti nel percorso delle terme: erano il luogo in cui si liberava il corpo da ogni fluido negativo, tutto questo, secondo un concetto di privacy molto diverso dal nostro: in un clima di grande socialità, seduti l’uno accanto all’altro, continuando a discutere e a scambiare opinioni con gli altri frequentatori, tutto all’interno di uno dei luoghi più maestosi e imponenti dell’antichità.