Miliarium Aureum
Il Foro Romano
A sinistra dell’arco di Settimio Severo spicca un grosso muro pieno di fori. Si trattava di un altro luogo molto importante per la vita della città: era la nuova tribuna per gli oratori.
I buchi sulla facciata erano in realtà i fori d’incastro dove al tempo erano esposti come trofei di guerra i “rostri” (cioè gli speroni) delle navi nemiche catturate in battaglia.
Questa tribuna, fatta costruire da Giulio Cesare, simboleggiava il potere di Roma e divenne il palco per i tutti i processi pubblici e le assemblee popolari che da allora non si tennero più nel Comizio. Da qui si affacciavano i grandi avvocati che arringavano la folla. L’abilità di alcuni oratori era tale che il processo a volte diventava uno spettacolo, quasi una rappresentazione teatrale.
Il più grande fu senza dubbio Cicerone, che con la sua abilità oratoria magnetizzava l’attenzione di tutti i presenti.
Fare l’avvocato al tempo, come oggi, poteva rendere molto famosi ma soprattutto molto ricchi. Il pagamento delle parcelle però non avveniva in denaro ma in natura, con case, animali, terreni. I pagamenti in moneta erano considerati volgari e venivano usati soltanto per i soldati, i mercanti e le prostitute.
Cicerone nell’arco di oltre trent’anni di carriera riuscirà ad accumulare una fortuna di oltre 100 milioni di sesterzi.
Le orazioni degli avvocati, però, non erano gli unici spettacoli che avevano luogo sulla tribuna: proprio su questo palco talvolta vennero esposte, infilzate su di un palo, le teste mozzate di coloro che si erano macchiati di gravi crimini, tra cui Bruto e Cassio, gli assassini di Giulio Cesare.
La zona al di là dell’arco di Settimio Severo venne considerata da sempre il centro esatto della città. Secondo la leggenda era proprio qui che Romolo aveva iniziato a tracciarne i confini.
Oggi, un piccolo monumento indica questo luogo importantissimo che venne chiamato anche “Umbilicus Urbis”, - l’Ombelico di Roma. Il centro dell’Impero, per i Romani il “punto 0” di tutto il loro mondo.
A sottolineare la centralità di questa zona del Foro, poco più avanti si trovano i frammenti di una grossa colonna chiamata Miliario Aureo. Fu costruita da Augusto ed era un luogo di riferimento fondamentale: segnava il punto di partenza di tutte le strade che si diramavano nell’Impero.
Oggi può apparire banale, ma le strade pavimentate di fatto non esistevano prima. Furono un’invenzione dei Romani e sono il più grande monumento che ci hanno lasciato. Basti pensare che nel momento di massima espansione dell’Impero la rete stradale di Roma si estendeva per oltre 100.000 Km, abbracciando ben tre continenti.
Le strade romane possono essere considerate uno dei maggiori contributi allo sviluppo della civiltà. Ben levigate e compatte, favorivano i contatti e i traffici di merci, ma erano anche l’arma segreta di Roma: infatti servivano anche per far muovere velocemente legionari e armamenti in tutto l’Impero.
Le staffette – i messaggeri imperiali – riuscivano a percorrere grandi distanze ogni giorno e, dalla loro velocità, dipendeva l'efficienza dell’amministrazione, basata sui contatti tra Roma e le sue lontane province. La strade romane furono delle opere di ingegneria talmente stupefacenti che nel medioevo verranno chiamate addirittura “Sentieri del diavolo”, perché si pensava che non potessero essere opera di uomini.
Il Miliario Aureo rappresenta il loro fulcro e anche il punto da dove si iniziavano a misurare tutte le distanze dell’Impero. Quando si dice che “tutte le strade portano a Roma”, forse dovremmo dire che portano al “Miliarium Aureum”, o meglio che partono, da esso.