È nella celebre Sala del Maggior Consiglio che la Repubblica di Venezia si manifesta in tutta la sua grandezza. Si tratta di un'aula di proporzioni monumentali, dove si riunivano i membri dell'aristocrazia per votare questioni costituzionali, nuove leggi o eleggere i rappresentanti del governo.
A volte l'assemblea contava fino a 2000 persone, e lo spazio è davvero enorme, vastissimo. Possiamo immaginare che destasse lo stupore e la meraviglia di chiunque vi entrasse, e probabilmente, fu progettata proprio a questo scopo.
Quando fu ricostruito dopo il terribile incendio del 1577, che fece morire di crepacuore il Doge Sebastiano Venier, questo salone venne letteralmente ricoperto di una decorazione sontuosa: vi contribuirono il Veronese, con una splendida Apoteosi di Venezia sul soffitto, il Bassano, Palma il Giovane, ma soprattutto Tintoretto, autore dello smisurato Paradiso. È il quadro a olio più grande al mondo, un'opera della tarda maturità terminata dal figlio Domenico, in cui si ritrova l'inconfondibile luce mistica dell'artista.
Su tre lati della sala, appena sotto le dorature del soffitto, corrono i 76 ritratti dei Dogi, dal nono, Obelerio, all'ottantunesimo Francesco Venier, opera del Tintoretto.
Riassumono la storia di Venezia, compresa la vicenda di Marin Faliero, il Doge accusato di alto tradimento, il cui ritratto è ricoperto da un telo nero. Fu decapitato nel 1355 sulla scalinata interna del cortile di Palazzo Ducale, nello stesso luogo dove pochi mesi prima aveva giurato solennemente di salvaguardare la costituzione.