Piazza del Popolo

Piazza del Popolo è l'ultima grande realizzazione di Roma papale, e la rappresentazione del mecenatismo del pontefice; si tratta di una architettura allegra poiché oltre a costituire l'elegante vestibolo della città, era in passato l'ambientazione di giochi, fiere, spettacoli popolari (da qui partiva la corsa dei "berberi" durante il carnevale), anche se, purtroppo, non mancavano anche le esecuzioni capitali.

La Porta del Popolo, l'antica Porta Flaminia aperta nelle mura Aureliane, è l'entrata scenografica in città per i visitatori che giungono da Nord accolti dall'iscrizione: "FELICI FAUSTOQUE INGRESSUI MDCLV" ("per un ingresso felice e fausto") che fu incisa in occasione dell'arrivo a Roma di Cristina di Svezia. Per accoglierla degnamente venne dato a Bernini l'incarico di realizzare la facciata interna della porta.

Il nome della porta cambiò più volte: fu chiamata Flaminia da Aureliano che la costruì; nel primo Medioevo divenne Porta San Valentino, dal nome della catacomba più vicina, e infine Porta del Popolo. Tale denominazione riguardò esclusivamente la porta e la chiesa dato che la piazza era nota, almeno nell'alto Medioevo, come Piazza del Trullo.

Non è certo da dove derivi il toponimo di "Popolo", forse dal nome latino del "pioppo", oppure dalla dedica della chiesa di Santa Maria del Popolo, nel 1099, al popolo romano che aveva permesso, a sue spese, la liberazione della zona da demoni e streghe.

Al centro della piazza si innalza l'obelisco egizio di Ramesse II: l'Obelisco Flaminio è il più antico ed il più alto di Roma dopo quello Lateranense; fu portato a Roma da Augusto e nel 1589 Sisto V lo fece trasferire qui dal circo Massimo incaricando Domenico Fontana dei lavori. Vasche e leoni furono aggiunti solo nel 1823 da Valadier, sotto il pontificato di Leone XII.

In origine la piazza aveva forma trapezoidale, o stellare, e convergeva verso la porta. Per il grande afflusso di visitatori e pellegrini, Tournon, prefetto francese durante l'occupazione Napoleonica, incaricò Giuseppe Valadier di rivedere la sistemazione della piazza. I lavori, nei quali per la prima volta a Roma non furono usati galeotti, durarono dal 1816 al 1824. Il radicale mutamento fu dovuto alle due esedre aggiunte da Valadier, che diedero alla piazza l'attuale forma ellittica, con due fontane sugli emicicli: una, verso fiume, raffigurante Nettuno tra due Tritoni, l'altra, sotto il Pincio, con la dea Roma affiancata dal Tevere e dall'Aniene. Il dislivello tra la piazza e il colle, fu risolto egregiamente da Valadier con la costruzione delle rampe che salgono al Pincio. L'esedra sul lato opposto, infine, risale al 1814.

Il progetto doveva tener conto degli edifici preesistenti, come le chiese di Santa Maria del Popolo, Santa Maria di Montesanto e Santa Maria dei Miracoli, dell'obelisco, di porta Flaminia e di via del Corso. La cui immagine doveva essere esaltata affinché la loro posizione scenografica suscitasse nei viaggiatore un immediato senso di rispetto per la città pontificia.

E così nella piazza, l'obelisco pagano del dio Sole si ritrovò attorniato da ben tre chiese dedicate alla Madonna!

Le due "chiese gemelle" furono iniziate da Carlo Rainaldi, ma fu Gian Lorenzo Bernini a concludere i lavori, con la collaborazione di Carlo Fontana.

In Santa Maria de' Miracoli l'architetto diede il meglio di sé come urbanista. Il suo compito consisteva nel creare una piazza grandiosa che avrebbe accolto il viaggiatore quando entrava a Roma dalla Porta del Popolo. Le due facciate dovevano elevarsi sulla piazza fra le tre strade principali che si irradiano fra il Pincio e il Tevere in modo da focalizzare l'attenzione dello spettatore: così in questi punti Rainaldi progettò due chiese simmetriche con le loro grandi cupole.

Ma le aree disponibili per edificare le chiese avevano dimensioni diverse e questo andava a discapito della simmetria, essenziale. Scegliendo una cupola ovale per l'area più stretta di Santa Maria di Montesanto e una cupola circolare per quella di Santa Maria dei Miracoli, Rainaldi produsse dalla piazza l'effetto ottico di misura e forma apparentemente identiche.

Il 15 luglio 1662 fu posta la prima pietra della chiesa sinistra, Santa Maria di Montesanto. Dopo un'interruzione il cantiere fu continuato secondo un progetto di Bernini, e Carlo Fontana, che lo sostituì, completò la chiesa nel 1675.

Gli esterni di queste chiese sono molto più importanti degli interni. Le facciate con i portici classicamente equilibrati formano un disegno finale dove le chiese non solo creano una scenografia monumentale sulla piazza ma segnano anche il punto d'arrivo delle lunghe facciate sulla strada. Lo sbocco della strada sulla piazza, o il fondersi in una cosa sola di strada e piazza, era un nuovo espediente dell'urbanistica, estraneo al barocco, che preannunciava un'età nuova.

Il "Tridente", che si apre separato dalle due chiese è composto da via del Babuino, via di Ripetta e da Via del Corso; quest'ultima, nota più semplicemente come "Il Corso", inquadrata dalle due chiese, è lunga 1500 metri ed è la via più rappresentativa della città storica.

Secondo una leggenda medievale Santa Maria del Popolo, la chiesa più antica fra le tre sulla piazza, venne eretta sul luogo di sepoltura di Nerone: si diceva che l'anima dannata dell'imperatore abitasse un albero di noce cresciuto sulla sua tomba. Nel 1099, dopo una visione, papa Pasquale II fece sradicare e bruciare l'albero e ne disperse le ceneri nel Tevere. Sul luogo sorse una cappella dedicata alla Vergine divenuta poi Santa Maria del Popolo.

La facciata della chiesa, eretta sotto Sisto IV, e modificata da Bernini, rispecchia la chiarezza e la linearità degli Agostiniani, nonostante alcune imperfezioni nelle proporzioni. Al suo interno la chiesa ospita preziosissimi dipinti, del Pinturicchio, di Annibale Carracci; la Conversione di san Paolo e la Crocefissione di San Pietrodi Caravaggio. La cupola è la prima a Roma col tamburo ottagonale e anche il campanile è unico, in laterizio con la cuspide a squame e con quattro pinnacoli in stile tardo-gotico padano.

Opposta alla chiesa di Santa Maria del Popolo è la caserma Giacomo Acqua, costruita nel 1800, che nella cupoletta tradisce un apparente intento di simmetria con la chiesa.

I locali su Piazza del Popolo non sono propriamente antichi, come in altri luoghi della città, ma sono ormai parte integrante dell'arredamento della piazza, frequentati nel corso degli anni da personaggi cari alla storia di Roma come Trilussa, Guttuso e Pasolini. Gli stessi artisti hanno scelto questa piazza per dare l'ultimo saluto a Roma, nella chiesa di Montesanto, dove si svolgono di solito i funerali di attori e personaggi celebri. E qui la piazza, la città e i Romani li salutano commossi nel loro addio avvolti nell'abbraccio della piazza.

Created: 09 Ago 2013
Last update: 23 Giu 2023
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