Ara Pacis Augustae

«Quando tornai a Roma dalla Spagna e dalla Gallia, compiute con successo le imprese in quelle provincie, il Senato stabilì, per il mio ritorno di consacrare l'ara della Pace Augusta presso il Campo Marzio e che qui i magistrati, i sacerdoti e le vergini vestali celebrassero un sacrificio annuale»

Questo è il resoconto delle imprese dell'imperatore Augusto in Gallia e in Spagna. E fu proprio lui che nel 13 a.C fece votare la costruzione di questo altare, e nel 9 a.C dedicò l'Ara Pacis Augustae, alla Pace, rappresentandola come una dea romana.

L'altare fu edificato nel punto del Campo Marzio in cui si celebravano le vittorie. Aveva come scopo solo la propaganda delle imprese di Augusto e l'esaltazione della Pax Romana, il periodo di prosperità raggiunta dal suo regno, che avrebbe fatto rifiorire la terra sotto il dominio universale romano.

Augusto, inoltre, era stato adottato da Cesare; quindi per lui era fondamentale sottolineare il collegamento fra la sua persona ed Enea, il progenitore della sua stirpe, per legittimare la sua presa del potere.

L'inaugurazione dell'Ara Pacis ebbe luogo nel giorno del compleanno di Livia, la moglie di Augusto.

Era un edificio maestoso, ma come accadde per gran parte dei monumenti di Roma, fu sepolto dall'innalzamento del livello del terreno e dal tempo. Si dovette aspettare fino al 1568, perché tornassero alla luce i primi frammenti. Nel corso del 1800 si susseguirono vari scavi, ma solo dopo quelli del 1938 il monumento fu ricomposto in tutte le sue parti (con qualche inesattezza). Per la sua sistemazione venne creato appositamente un padiglione, proprio in prossimità del Mausoleo di Augusto, il monumento funerario fatto costruire dall'Imperatore. In realtà non era quella la collocazione originaria dell'Ara Pacis che in all'inizio doveva trovarsi a una certa distanza da quel luogo.

Il suo aspetto originario è stato ricostruito grazie alle fonti scritte che ne parlano e alle raffigurazioni su alcune monete romane. Si tratta di un recinto quasi quadrato che sorge sopra a un basso podio, all'interno, sopra una gradinata, si trovava l'altare vero e proprio.

Il recinto è decorato sia all'interno che all'esterno da rilievi, eseguiti con una tale maestria in grado di far percepire la maggiore o la minore profondità della scena, utilizzando figure di spessore differente.

L'Ara Pacis riesce a fondere armoniosamente più stili diversi: l'arte greca classica nei fregi delle processioni, lo stile ellenistico nei pannelli, e il fregio dell'altare tipicamente romano. Questa varietà di stili e quest'eclettismo lasciano pensare che l'opera sia stata realizzata da botteghe greche.

Il fregio esterno è decorato con motivi floreali e piccoli animali. Sul lato dove si trova l'accesso all'altare, sono raffigurati il Lupercale e il Sacrificio di Enea ai Penati. Della prima scena, che narra il mito della fondazione di Roma, restano pochi frammenti: si riconoscono il dio Marte e i due gemelli Romolo e Remoallattati dalla lupa. La seconda scena rappresenta Enea col capo velato, mentre con suo figlio Ascanio, presso un altare offre un sacrificio agli dèi Penati, gli spiriti che proteggono la famiglia. Sull'altro lato, invece, si trova il rilievo che rappresenta la Personificazione di Roma, seduta su una catasta d'armi, andato quasi completamente perduto.

Sui lati corti è rappresentata una processione per la consacrazione dell'altare, che ricorda il fregio che si trova sul Partenone di Atene. Si divide in due settori: da una parte i sacerdoti, dall'altra la famiglia di Augusto, rappresentata con uno schema ben preciso legato alla successione al trono. Non è casuale neppure il fatto che le figure siano disposte su due piani. Augusto, circondato dal suo seguito, indossa la veste di pontefice Massimo (la massima autorità) e ha capo velato, come Enea. Poco più avanti appare la famiglia imperiale: si vede Agrippa, il luogotenente di Augusto, poi la nipote dell'imperatore e la moglie seguiti da fratelli, sorellastre e altri possibili eredi al trono.

Il lato Nord è conservato molto peggio e le teste dei personaggi sono state rifatte nel XVI secolo.

La superficie interna del recinto è decorata con scanalature verticali che imitano una palizzata, la stessa che probabilmente era stata creata all'inizio per delimitare l'area sacra. Il recinto sacro, infatti, era presente in tutti gli altari romani più antichi.

L'altare, che si raggiungeva atttraverso una serie di gradini, veniva usato per sacrificare animali. È decorato con personaggi femminili, che forse rappresentano le province dell'Impero. Nel fregio in alto, invece, è raffigurato il sacrificio che vi si celebrava annualmente, con le Vestali e il Pontefice Massimo, accompagnati dai sacerdoti e dagli animali destinati ai sacrifici.

Le figure scolpite sull'altare lsono rappresentate ad altissimo rilievo, al contrario di quelle del recinto esterno.

Dal 2006 l'antico monumento è racchiuso in un edifico moderno, progettato dall'architetto Richard Meier, che ha sostituito il vecchio padiglione. Si tratta di una struttura in acciaio e travertino che ha suscitato pareri contrastanti e non poche accese polemiche.

Created: 09 Ago 2013
Last update: 14 Nov 2023
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